Il mestiere di gladiatore nell’antica Roma

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Nell’antica Roma, i giochi (di ogni tipologia) intrattennero il popolo per secoli. Quello stesso popolo tagliato fuori da ogni ruolo politico-militare ebbe però riconosciuto un ruolo sociale, a partire dalla crisi della repubblica romana fino all’avvento del cristianesimo. I meno abbienti, la fetta maggioritaria della popolazione romana, erano una massa dal carattere disomogeneo. Essa trovò nella partecipazione agli spettacoli un momento di svago teso a liberare anima e mente da malumori di ogni sorta, conseguenti una condizione esistenziale veramente dura. Un rito sacro ma allo stesso tempo arma di assuefazione di massa in un contesto ove i diritti erano appannaggio di pochi mentre i doveri verso lo Stato e l’Imperatore obbligo per tutti. In alcuni casi, la scelta di operare considerevoli investimenti nell’organizzazione dei giochi (settore strategico per il mantenimento dell’ordine e della quiete pubblica) fu strumento tecnico di coloro i quali detenevano il potere. Altre volte divenne sincera manifestazione di affetto verso il popolo mentre, solo raramente si assistette alla partecipazione attiva di uomini facoltosi a manifestazioni ludiche o artistiche. Questo manuale le cui ricerche risalgono a qualche anno fa, aiuta il lettore di ogni livello culturale a comprendere cosa rappresentassero i giochi gladiatori per i romani, le origini e l’evoluzione subìta durante l’alto impero. Si trattò di un vero e proprio giro di affari a cui, parteciparono uomini liberi, affrancati, criminali e prigionieri politici. Nel testo uno spazio di rilievo è dedicato alle tipologie di gladiatori più famose, alla più celebre arena del mondo antico e alle fonti.